Indici di Allerta, indicatori della crisi d’impresa e rapporti con le banche

Quasi in concomitanza con l’approvazione della legge Riforma Fallimentare sono usciti una serie di rapporti da parte di qualificati “Centri Studi” che fotografano lo stato dell’arte delle relazioni tra banche ed imprese italiane; imprese che per la gran parte sono inserite nelle classi PMI e Micro-imprese (99,9% sul totale).

Oggi analizziamo insieme lo stato dell’arte per comprendere meglio le relazioni tra banche e imprese.

PMI: i dati degli Osservatori

In particolare, il Rapporto Cerved PMI 2018 evidenzia delle rilevanti dinamiche che si sono manifestate dalla Grande Recessione del 2008: in dieci anni le PMI , per effetto della conseguente stretta creditizia, hanno fortemente ridotto il rapporto di leva finanziaria (debiti finanziari/ capitale proprio) che è passato dal 113% del 2007 al 61% del 2017, un imponente riequilibrio della struttura finanziaria che ha portato anche ad una forte riduzione del costo per oneri finanziari per le PMI, che si è ridotto di oltre 5 miliardi di euro. Congiuntamente si è assistito ad una netta riduzione del rapporto (Oneri finanziari / Margine Operativo Lordo: MOL) che è passato dal 23% del 2007 al 12% del 2017.

Banche e imprese: una relazione pericolosa?

Nonostante questa obbligata ma “virtuosa” correzione il peso che il settore bancario, sul totale dei debiti finanziari, ha ancora nel nostro Paese è ancora decisamente elevato sfiorando il 60%. In paesi come il Regno Unito questo valore è intorno al 30%, quindi l’Italia è ancora un paese “bancocentrico . Questi dati portano alle seguenti considerazioni:

Nonostante la minore dipendenza bancaria il sistema imprenditoriale è ancora fortemente legato a quello bancario ma, a differenza degli anni pre-crisi, si deve confrontare con un quadro regolamentare completamente rinnovato. La necessità di dover migliorare la qualità crediti concessi da parte del sistema bancario (assets quality review) ha generato una serie di obblighi e vincoli che rendono assolutamente attuale il razionamento del credito e che continuerà anche in futuro.

Negli ultimi anni si è attivata una vera e propria “manovra a tenaglia” intorno alle PMI italiane introducendo disposizioni quali:

  • Il nuovo Principio Contabile IFRS 9, che obbliga il sistema bancario ad avere un approccio proattivo e predittivo del merito creditizio aziendale;
  • La riforma del Fondo Centrale di Garanzia che rende l’accesso al fondo di garanzia più gravoso e complicato;
  • Da ultimo l’imponente riforma legislativa che introduce il Nuovo Codice della Crisi d’impresa (D.lgs. 14/2019) che introduce gli Indici di Allerta, che saranno sicuramente monitorati anche dalle banche.

Strumenti di monitoraggio per le imprese: sistemi di tutoraggio aziendale

Ne consegue che gli imprenditori, a tutti i livelli dimensionali, devono rapidamente dotarsi di tutti gli strumenti di analisi e di monitoraggio di cui necessitano per intercettare prima del sistema bancario i segnali di crisi finanziaria per porvi prontamente rimedio, assumendo inoltre, un nuovo modello di comunicazione verso il sistema creditizio al fine di ridurre il livello di rischio percepito da parte del sistema.

Insomma, l’approccio delle imprese deve essere proattivo ed istantaneo, per quanto possibile, non si devono più subire le dinamiche finanziarie esogene.

Chiaramente tutto questo necessità di tempo ma anche di specifiche competenze professionali.  In conclusione “ le relazioni pericolose “ tra banche e PMI sono tutt’altro che superate, solo con un’attenta supervisione dei fondamentali aziendali, possibile solo con idonei strumenti diagnostici, si può ridurre il rischio di finire di nuovo “scottati”.

Il nostro approfondimento sulle relazioni tra banche e imprese e sugli indici di allerta per la crisi d’impresa termina qui. Se volete saperne di più sul nostro software di monitoraggio della crisi d’azienda come previsto dalla legge 155/2017 – Riforma Fallimentare potete compilare il form sotto riportato.

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