Verso l’approvazione della Riforma sulla crisi d’impresa: l’analisi preliminare dei principali fattori di rischio idiosincratico

Di Massimo Talone.

Nel mio precedente articolo parlando del “Complicato mondo delle Probabilità” e della “strana proprietà del Rischio”, per spiegare, a coloro che non riescono proprio a fare a meno “del magico mondo della Partita Doppia” e della “Possibile Unica Attesa“, che esiste un modo diverso e più corretto, sul piano economico-finanziario, di valutare gli effetti di eventi futuri, ho già definito le due componenti fondamentali del rischio d’impresa.

Il RISCHIO SISTEMICO, imputabile alle variabili che condizionano l’andamento dell’Economia (gli economisti, direbbero i fattori macro-economici che impattano sul ciclo economico) ed il RISCHIO SPECIFICO o idiosincratico, imputabile ai fattori strutturali e competitivi del settore merceologico di appartenenza (quelli che il guru della strategia aziendale M. E. Porter chiama “le 5 forze competitive” interagenti nel “sistema competitivo” di ciascuna impresa) e alle caratteristiche intrinseche (strategiche, operative, tecnologiche) e strutturali (reddituali, finanziarie e patrimoniali) delle singole imprese.

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